Amuleti egizi (alti dai 6 ai 9 cm) a forma di due dita (indice e medio) sono stati rinvenuti in diversi casi sul bacino delle mummie, in corrispondenza del punto in cui il corpo del defunto veniva inciso per effettuare l’estrazione degli organi.
Pur essendo incerta la loro funzione, il contesto di ritrovamento lascia pensare che tali amuleti rappresentino le dita dell’imbalsamatore.
È stato anche ipotizzato che si tratti delle dita del dio Horus, quando egli - secondo il mito - venne in aiuto del padre Osiride nel salire la scala per il cielo.
Il significato intrinseco di questo tipo di amuleti resta comunque ancorato al potere magico-curativo delle ferite o protettivo nei confronti del defunto e delle parti più vulnerabili del suo corpo (attraverso le quali, secondo le credenze degli antichi egizi, avrebbero potuto introdursi influenze maligne).
- Foto di sinistra: amuleto in presunta ossidiana, di epoca tarda-Tolemaica (664-332 a.C.), esposto alla mostra "Sotto il Cielo di Nut. Egitto Divino" presso il Museo Archeologico di Milano;
- Foto di destra: due amuleti in basalto nero, epoca tarda, conservati ai Musei Civici di Reggio Emilia.
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