In entrambi i casi Nut è rappresentata nuda, in posizione frontale, con le mani alzate sopra alla testa, un sole rosso (ovvero tramontante) ai suoi piedi e un sole giallo all’inguine - visibile nella seconda immagine - a simboleggiare l’alba.
Nut era la divinità rappresentativa della volta celeste: attraverso di essa (idealmente il suo corpo) si compiva il viaggio del sole, la cui ciclicità (sorgere e tramontare) era assimilata nell’antico Egitto alla rinascita e alla vita eterna.
I pezzi sono databili alla XXV-XXVI dinastia (747-525 a.C. circa), epoca nella quale tale tipo di rappresentazione divenne frequente all’interno dei sarcofagi, in modo che il defunto, anch’esso in posizione distesa, potesse così identificarsi con la dea Nut stessa e con il suo eterno ciclo di rigenerazione.
Gli oggetti si trovano attualmente esposti alla mostra "Sotto il cielo di Nut. Egitto Divino" presso il Museo Archeologico di Milano.
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